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Una tizietta ha preso 3 alla versione di Greco. Si è indignata furiosamente. No, non spaventata e nemmeno dispiaciuta, si è proprio incavolata e ha deciso che i docenti non meritano la fortuna di ascoltarla. Subito, a botta calda, complici ovviamente mammina e papi, ha fatto un paio di denunce alla scuola e ai prof. e poi ha fatto scena muta all’esame orale. Così imparano: lei ha sgobbato per 5 anni e mo’ si vede marchiata con un TRE alla versione di greco. E’ intollerabile!

Un po’ più su ho scritto la parola “maturità”, che con questa faccenda palesemente non c’entra per niente. Premetto che ho una laurea ed ai miei tempi per iscriversi ad una facoltà universitaria si doveva prima superare quell’esame. Di quella prova, diversa ed un filino più difficile di quella di oggi, ho ricordi da incubo: la mattina degli orali, onusta di testi scolastici (mi rassicuravano, non so perché) sentii nell’aria la parola Garibaldi. Un tuffo al cuore: “Oh mamma, cos’è? Fa parte del programma? Dove l’ho sentito?”. Proprio pochi giorni fa ho letto una pagina in cui Oriana Fallaci scriveva di aver avuto la stessa mia reazione al sentire non so qual termine comunissimo.

 Ma erano altri tempi…

Io – e immagino pure la Fallaci – non potevo nemmeno pensare ad una bocciatura: per me sarebbe stato lo stop alla vita di impegno e studio che la mia mamma ed io giudicavamo adatta alle mie possibilità non eccelse. Niente a che vedere con la tizietta risentita che ha già “acquistato” un posto in un’università negli States, per cui può snobbare quegli sciocchi professori che di fronte ad una versione completamente sbagliata hanno osato segnare un TRE; più saggio e più adatto a cotale protagonista … ho studiato cinque anni… mettere un OTTO, con magari la postilla “Ci sono alcuni errori”; anzi no, meglio “incongruenze”, “errori” sa di punitivo. 

Nello scrivere questa paginetta ho smarrito la parola maturità. E’ scritto da qualche parte che l’esame finale prepara i ragazzi ad affrontare la vita con i suoi accadimenti fatti di vittorie e sconfitte, a comprenderne le ingiustizie, le storture, e tentare, ove possibile, di porvi rimedio. Con queste premesse, con questa maturità, mi sa che la tizietta la ritroveremo a picchiare qualche povero poliziotto, a lamentarsi con un giornalista intellettuale di sinistra che accoglierà ed ingigantirà la sua protesta e poi, sempre con l’aiuto di papi, magari occuperà  qualche seggio importante da qualche parte.

 L’esame di maturità le avrà insegnato che se manganelli qualcuno o sbagli del tutto una versione di greco, chiama papino e tutto tornerà nel “giusto ordine”: Le borgatare sgobbino, i plutocrati al comando, minacciando ritorsioni.

                                          Gabriella Pastorino