Annalena Baerbock ministro degli esteri tedeschi con il suo omologo francese Barrot ha incontrato in missione Ue a Damasco il neo premier siriano Al-Jolani. -“L’Europa non finanziera’ strutture islamiste in Siria” ha affermato decisa a nome dell’Ue. La notizia non ha stupito troppo, mentre molto ha stupito Al Jolani, colui che per fermare le prime montanti proteste in Siria, aveva subito assicurato che il suo sara’ un governo laico che rispettera’ le donne. Bene! Bravo! Ed all’uopo ha addirittura creato in Siria una nuova figura istituzionale, nominando una donna come ministro protettore dei diritti delle donne. Aribene! Aribravo! …Ma non ha stretto la mano alla ministra femmina, come invece ha fatto, secondo protocollo, con Barrot, maschio.
Ho notato con vero piacere la chioma scoperta, i pantaloni chiari e di buona linea della tedesca, il suo avanzare decisa verso l’interlocutore, superando il maschio francese di piu’ di un passo. Dopo Oriana Fallaci che si libero’ del velo di fronte a Komeini, in incontri istituzionali fra donne civili ed islamici ho visto solo pavide creature velarsi dinnanzi a fanatici che non riconoscono e mai riconosceranno essenza e ruolo della donna, mirando a cancellarci in toto se non come dispensatrici di piacere ed indispensabili fattrici per i figli di Allah.
E mentre plaudivo ad Annalena Baerbock, la speaker dalla tv annunciava che la nostra presidente del Consiglio era volata in America da Trump per discutere di situazioni gravi ed importanti, ma soprattutto per dare una mano vera ad una italiana incolpevole, presa arbitrariamente in ostaggio in Iran per un prevedibile miserando scambio di prigionieri. Niente giochini falsamente politici, mai piu’ (si spera!) aiuti estorti per mascalzone di cui poi arrossire. Questa e’ una cosa gravissima e seria ed a mio avviso e’ del tutto ammirevole, puntando su un meritato prestigio personale, saltare a pie’ pari ogni regola burocratica (Trump non detiene ancora ufficialmente il potere di presidente) per difendere gli italiani da prevaricazioni ed abusi.
E cosi’ la giornalista italiana e’ stata liberata fra il tripudio generale… o quasi. La giovane, civilissima, ha ringraziato dell’aiuto ricevuto.
Di questo non ero certa – lo confesso – ricordando quel buzzurro egiziano (studente dell’ateneo di Bologna pur conoscendo della nostra lingua poco piu’ di ciao e spaghetti) che non ritenne opportuno ringraziare gli artefici della sua liberazione, probabilmente perche’ tendenti a destra, mentre lui tende a sinistra.
Cecilia Sala, appena liberata ha dovuto rispondere, come da regolamento, alle domande postele dalle forze dell’ordine. Dopo un resoconto certamente accurato e veritiero, ha raccontato anche di aver trascorso gli ultimi due giorni non piu’ in isolamento, ma in una cella con una giovane iraniana. Con lei il dialogo e’ stato uno scambio di sguardi, perche’ ovviamente la povera prigioniera non conosceva una parola di inglese. Quella coabitazione tuttavia e’ stata di sollievo, pur minimo, per entrambe. Cecilia Sala ha concluso affermando che le spiace non poter tornare piu’ in Iran per tentare di fare qualcosa per le donne.
Io ho nuovamente ricordato che Oriana Fallaci scriveva di non ritenere utile e giusto tentare di aiutare le islamiche a lacerare i pesanti sudari loro imposti: “O si liberano da sole o non c’e’ niente da fare”. Certamente e’ vero, ma penso e spero che il moltiplicarsi di donne fiere in posti apicali aiuti pure queste sorelle, schiave di teocrazie tossiche per ogni societa’.
Gabriella Pastorino
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