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Leggo che Sgarbi e’ ricoverato in ospedale per una brutta depressione. 

Sgarbi – depressione

E’ un ossimoro, non altro, non può, non deve essere altro!

Tre volte ho assistito ai suoi spettacoli al Verdi. La prima volta io e mia figlia corremmo affannosamente per raggiungere prima della mezzanotte il garage dove avevamo lasciato la macchina: per piu’ di due ore ambedue eravamo state rapite da un uomo che passava da Caravaggio a Marina Ripa di Meana attraverso parallelismi, richiami di alta Cultura non solo artistica, pettegolezzi su amorazzi squallidi figli di impulsi che ci accomunano ad animali in calore. 

In inglese si chiama One man show, ed il suo lo era.

 Intelligenza, Cultura, spregiudicatezza si intrecciavano ad incollare alla sedia tutti coloro che affollavano il Verdi, in uno spettacolo andato immediatamente sold out.

Dalla sua terza esibizione copiai, dicendolo apertamente, l’idea di far dialogare l’attore con un artista al piano. A Battipaglia presentammo  canti di  Leopardi recitati da noi di Ore d’otium; a noi rispondeva Sara Germanotta al piano. Idea copiata – lo dissi e lo ripetei – da una serata di Vittorio Sgarbi che sul palcoscenico dialogava con un grande pianista che si esprimeva in musica.

Sono una vecchia signora, educata severamente da una mamma severa; eppure a lui ho sempre perdonato intemperanze, mattane, cadute di gusto perché ne capivo la genesi ed il processo mentale. Certe insofferenze sono le mie, specialmente ora che le sento ampliate, ingigantite da una mia fragilità che spero momentanea. Amo Ovidio, la sua spregiudicatezza, il suo umorismo ammiccante, la sua enorme cultura. Secondo lo stesso impulso, secondo lo stesso iter sentimentale ed intellettuale, amo e mi affratello a Vittorio Sgarbi. 

Gabriella Pastorino